A passeggio per la Città

Il centro di Caltanissetta è costituito dalla piazza Garibaldi su cui prospetta La Cattedrale dedicata a Santa Maria la Nova e a San Michele, fu costruita tra il 1570 e il 1622 successivamente subì rifacimenti che riconfigurarono la facciata, la zona delle absidi, il transetto e la cupola. L’interno, a croce latina, ha tre navate marcatamente longitudinali e cupola all’incrocio dei bracci; la navata centrale è ornata di stucchi; la volta fu affrescata da Guglielmo Borremans nel 1720; nella parte anteriore, gli affreschi sono stati rifatti per riparare ai danni subiti dalla chiesa nella seconda guerra mondiale. Sempre nella navata centrale, si trova un bell’organo seicentesco e, sull’altare maggiore, una pregevole pala del Borremans citato raffigurante l’Immacolata.

Nelle cappelle si conservano buone opere scultoree: l’Immacolata in legno, del 1760, panneggiata con lamina d’argento, nella seconda cappella a destra; un’ altra statua lignea policroma di Stefano Li Volsi, raffigurante l’Arcangelo Michele, e due statue in marmo, gli Arcangeli Gabriele e Raffaele, 1753, di Vincenzo Vitaliano, nella cappella a destra del presbiterio. Un bell’ostensorio in argento del Quattrocento si conserva nel tesoro.

Sempre sulla piazza Garibaldi, di fronte al Duomo, è la chiesa di San Sebastiano, edificata nel XVI sec. La facciata è un rifacimento ottocentesco. All’interno si conserva una statua lignea del sec. XVII, raffigurante San Sebastiano. Davanti alla chiesa è la fontana del Tritone, 1956, opera di Gaetano Averna su calchi di Michele Tripisciano.

Nella parte settentrionale del corso Umberto I, si erge la chiesa del Collegio o di Sant’Agata, edificata nel 1605 in forme tardo rinascimentali. La facciata, opera di Natale Masuccio, è elegantemente abbellita da membrature su paramento chiaro; il portale ha timpano spezzato e fastosa decorazione. L’interno, a croce greca, è ricco di esuberanti decorazioni a marmi mischi, e di affreschi di Luigi Borremans, sec. XVIII. Sull’altare maggiore, una tela del 1654 di Agostino Scilla, raffigurante il Martirio di Sant’Agata, è contenuta in una splendida cornice di marmo nero con putti, opera di Ignazio Marabitti. A questo stesso scultore, si deve pure la grande pala marmorea raffigurante Sant’Ignazio in gloria, posta nel fastoso altare a sinistra del transetto.

Accanto alla chiesa è l’ex collegio gesuitico, a cui la chiesa apparteneva. Scendendo dal corso Umberto e volgendo per via Matteotti, s’incontra il Palazzo Moncada, edificato nel 1635 da Guglielmo Moncada, conte di Caltanissetta. Ha un aspetto maestoso e imponente, con belle mensole figurate nei balconi del piano nobile. Il palazzo Moncada, denominato anche Bauffremont dal nome degli ultimi proprietari, situato nel centro storico di Caltanissetta, costituisce uno dei monumenti più rappresentativi della città. Costruito nella seconda metà del seicento per volontà del Principe Moncada, venne edificato per rendere testimonianza della potenza e del prestigio della famiglia Moncada.

Questo imponente palazzo, reggia nel cuore della Sicilia, non fu mai completato in quanto il Principe Guglielmo fu chiamato in Spagna a ricoprire la carica di Viceré di Valenza. Il Palazzo rimase proprietà dei Moncada anche nei secoli successivi e nel 1915 la principessa Maria Giovanna di Bauffremont, consentì la costruzione, nel cortile del palazzo, di un grande Salone in stile “liberty” con sovrastante galleria.Tale spazio fu adibito alla rappresentazione di spettacoli teatrali e, in seguito, cinematografici. Nel 1938 il Palazzo Moncada venne ceduto interamente alla famiglia Trigona della Floresta. Quest’ultima, dopo un lungo periodo, trasferì la proprietà dell’intero piano terra dell’edificio e di alcuni locali, al signor Mandalà Michele al quale successe, nel 1985 il figlio Francesco Paolo. Alla fine degli anni ottanta, la struttura venne denominata “Cine Teatro Bauffremont”, in onore della principessa Maria Giovanna di Bauffremont, che acconsentì alla realizzazione dello spazio.

Ritornati di nuovo a piazza Garibaldi, si continua verso la parte orientale del corso Vittorio Emanuele: al tèrmine, è la chiesa di Santa Croce, edificata nel Seicento e in seguito rimaneggiata.

Da qui, scendendo per la via San Domenico fondata nel XIV secolo e ricostruita nel XVIII, che conserva una tela di F. Paladino del 1614 e una di G. Borremans del 1722.

E attraversando il quartiere di San Francesco, caratterizzato da un intreccio di viuzze medievali, si giunge alla chiesa di San Domenico, edificata nel Quattrocento e annessa all’omonimo convento. La facciata, convessa, fu realizzata nel XVIII sec. All’interno sono di notevole interesse una tela di Guglielmo Borremans, raffigurante San Vincenzo Ferreri, 1722, e un’altra tela, la Madonna del Rosano, 1614, di Filippo Paladini, sull’altare maggiore. La Madonna del Carmelo, 1604, altra opera pittorica del Paladini, che era un tempo in questa chiesa, si trova oggi nel Duomo.

Tornati indietro, percorrendo il corso Umberto e il viale Regina Margherita, si giunge al Palazzo Vescovile che, nel Museo d’arte sacra, conserva una tela della Madonna del Rosario, di Gian Battista Corradini, 1614, e una copia cinquecentesca dello Spasimo di Sicilia di Raffaello.

Si può notare anche il Palazzo Provinciale di Caltanissetta, fu edificato durante la seconda metà dell’Ottocento, seguendo il progetto dell’architetto Giuseppe di Bartolo e costituisce uno degli edifici più maestosi della città. Il progetto originario prevedeva che il palazzo ospitasse, oltre agli uffici della Provincia e della Prefettura, anche quelli comunali e statali, ma si dimostrò troppo ardito e fu necessario ridimensionarlo. I lavori di costruzione terminarono solo alla fine del secolo, fatta eccezione per alcune decorazioni e rifiniture. Tra i materiali usati, fu fatto largo uso di roccia proveniente dalla cava di Santa Lucia, mentre gran parte del rivestimento e i fregi, furono realizzati usando la pietra da taglio delle cave di Comiso e di Sabucina. Il Palazzo è disposto su tre piani e racchiude al suo interno un’elegante corte, circondata da un portico a colonne. Numerose sono le sale di rappresentanza, riccamente addobbate e decorate, tanto da rappresentare uno dei massimi esempi di architettura civile della Sicilia. Tra gli affreschi, che si trovano sia negli uffici della Provincia che della Prefettura, sono da menzionare quelli realizzati da Salvatore Frangiamore e Giuseppe Cavallaro: molto interessante è il dipinto che raffigura Cicerone in Sicilia, al centro del soffitto. Il Palazzo custodisce anche diverse sculture, tra cui quelle realizzate dagli scultori Michele Tripisciano e Vincenzo Biangardi, oltre che da autori moderni.

Sul viale della Regione, n.73, è l’Istituto tecnico industriale Sebastiano Mottura, che ha un interessantissimo Museo mineralogico, paleontologico e della zolfara. Anche interessante è il Museo archeologico regionale, già Museo civico, in via Colajanni n. 3. Nella stessa via Colajanni, presso la chiesa di San Pio X, è il Museo del folklor È in questo Museo che sono conservate le quindici vare che vengono portate in processione il Giovedì santo.

A metà della via del Redentore, s’incontra la via San Giovanni Bosco che, salendo, porta fuori dall’abitato: a circa 2 km, giunti sul monte San Giuliano, m 727, si apre alla vista il bel panorama della città.

Nella parte opposta, a oriente dell’ abitato, si trovano la chiesa di Santa Maria degli Angeli e i resti del castello di Pietrarossa. Era, quest’ultimo, uno dei più possenti edifici fortificati della Sicilia, anche in virtù della sua felice posizione strategica. Edificato in età musulmana, il castello fu ristrutturato dai Normanni e successivamente occupato da Federico II d’ Aragona. Ne sussistono pochi ruderi. Vicina è la chiesa di Santa Maria degli Angeli, fondata nel sec. XIII; il portale principale, in stile hiaromontano, è di un secolo dopo, come il portaletto sul fianco sinistro.