La costruzione di questo imponente e maestoso edificio, di stile neoclassico, iniziò nel 1536 e venne completata nel 1622. la Cattedrale venne edificata, in un bosco di ulivi all’esterno della città vecchia, dando le spalle ai quartieri di più antica urbanizzazione, e la sua grandezza strideva notevolmente con la popolazione che allora abitava la città, ma tale doveva essere il cuore della nuova città che stava nascendo. La Chiesa intitolata all’Immacolata Concezione, venne chiamata Santa Maria la Nova per distinguerla dall’antica chiesa Santa Maria degli Angeli che venne ribattezzata Santa Maria la Vetere. Interessante il grande portone in legno, su cui compaiono quattro stemmi: sulla destra lo stemma di Caltanissetta raffigurante il castello a tre torri, e lo stemma di San Michele, patrono della città. Sulla parte sinistra del portone, invece, sono presenti altri due stemmi, uno con una corona e un altro con una spada infilzata, di cui però non si conoscono le origini. L’interno, a croce latina, è diviso in tre navate sostenute da quattordici arcate, ciascuna dedicata ad un personaggio dell’Antico Testamento. Nel 1720 venne chiamato, il pittore fiammingo Guglielmo Borremans (1670-1744) che venne incaricato, insieme alla sua scuola di abbellire la Chiesa. Oltre alla parte centrale della volta, Borremans dipinse anche le vele e lo spazio tra le finestre. Nelle Vele sono rappresentate figure di santi e sante mentre tra le finestre, i momenti salienti delle Vite dei Santi Pietro e Paolo. L’alternanza di parti dipinte e stucchi conferisce all’interno della Cattedrale un aspetto teatrale. Nel punto di intersezione fra i due bracci della croce, al di sopra dell’altare, si trova la cupola. Nella Cappella di destra è presente una statua in legno di S. Michele (1615) opera dell’artista siciliano Stefano Li Volsi. Nella seconda cappella è notevole, la presenza della splendida Immacolata, una statua lignea del 1760 con preziosi panneggi in lamina d’argento. L’abside di sinistra presenta invece una tela raffigurante la Madonna del Carmelo di Filippo Paladini.(1544-1614) e un Crocifisso attribuito a fra’ Umile da Petralia (1580-1639). Nel coro si trova un bell’organo in legno dorato realizzato nel 1601. Si può inoltre ammirare un ostensorio gotico del Quattrocento.
L’Abbazia di Santo Spirito è una delle chiese più antiche e più amate di Caltanissetta. Costruito dagli arabi intorno al ‘900 d.C. era inizialmente un casale fortificato. Di questo suo passato “militare“, l’edificio conserva molte tracce: gli spessi muri, le feritoie da cui gli arcieri scagliavano le frecce e la torre quadrangolare. La destinazione cambiò nel 1092 con i Normanni che, dopo aver riconquistato l’isola, trasformarono l’antica fortezza in chiesa, per convertire gli uomini che lavoravano nelle campagne intorno, al cristianesimo.
Si può iniziare l’itinerario extra-urbano dall’Abbazia di Santo Spirito ed ammirare al suo interno gli antichi affreschi e il fonte battesimale realizzato da maestranze arabe. Risalendo per via Santo Spirito verso Caltanissetta, proseguiamo lungo via Monte San Giuliano per arrivare al Santuario del Redentore dove si può godere di un panorama spettacolare sulle Madonie e nelle giornate terse anche di Enna, Calascibetta e tra le due dell’Etna. Da visitare il nuovo museo archeologico di Caltanissetta, l’unico in Sicilia che offre un percorso per i non vedenti, con i suoi antichi reperti dei primi insediamenti sul territorio nisseno dall’età del bronzo in poi. Dopo la visita al museo ci dirigiamo lungo via Xiboli, seguendo le strade che conducevano i ‘carusi’ alle numerose miniere del territorio. Le strade verso le miniere sono costellate da cappelle votive presso cui i minatori si fermavano a pregare per chiedere la protezione dagli incidenti che caratterizzavano il duro lavoro nelle viscere della terra. Infine presso l’istituto minerario ITIS Mottura, in viale della Regione, ha sede il museo mineralogico di Caltanissetta, uno dei più importanti d’Italia per numero e qualità di minerali esposti, presenta anche un’interessantissima ricostruzione dell’interno delle miniere, dei pozzi di discesa e dei forni per la lavorazione dello zolfo.
La Chiesa di Santa Croce alla Badia venne fondata nel 1500 in puro stile romanico ed era originariamente intitolata al Santissimo Salvatore. Nel 1531, alla chiesa venne annesso un monastero e, nel 1590, l’intero complesso cambiò il nome in Santa Croce, in onore di una reliquia donata dalla Contessa Moncada. La facciata è ornata da un campanile a vela ed il portale è sormontato da un timpano curvo spezzato. L’interno ha un’unica navata con altari laterali; le pareti e la volta ricoperti da stucchi a due colori, fanno fa corona ad un quadro del pittore siciliano Tommaso Pollace con San Michele Arcangelo e ad un prezioso tabernacolo d’argento, sulla cui porticina è scolpito l’antico castello di Pietrarossa come era prima del terremoto che lo distrusse.
Passeggiando per Caltanissetta si incontrano palazzi e chiese che raccontano attraverso il loro stile, ma più spesso attraverso gli evidenti accumuli di elementi di stili successivi a quello della costruzione, la lunga storia di questa città. E’ il caso della suggestiva Biblioteca nel Palazzo Scarabelli, la bellissima Chiesa di Sant’Agata (virtual tour), annessa al Collegio dei Gesuiti che conserva un interno riccamente decorato in marmi policromi, mentre il Collegio è decorato in un fastoso stile barocco. Lungo il corso Vittorio Emanuele si possono ammirare il Palazzo Barile, con la facciata arricchita di balconi ed il frontone riccamente decorato, con medaglioni e gli stemmi, il Palazzo Benintende, con la facciata in stile neoclassico palladiano in conci di arenaria locale. Sullo stesso corso il blocco del Palazzo Testasecca, con una piccola corte centrale e con un monumentale portale d’ingresso, collegato, tramite tre mensoloni, con i balconi sovrastanti. Da non dimenticare il Teatro Regina Margherita che rappresenta il cuore culturale di Caltanissetta, dove vengono organizzate kermesse di ogni tipo, dalla lirica, al cabaret, passando per il teatro di ricerca sperimentale della rassegna teatrale “Rossofestival”.
Caltanissetta è una città dove le sue molte attrattive artistiche testimoniano un passato ricco di vicissitudini storiche. Una di queste è il Castello di Pietrarossa, raffigurato in maniera stilizzata nello stemma della città. Al Castello di Pietrarossa e il nome arabo di Caltanissetta, sono legate alcune leggende, dato che il nome arabo della città, Kalat Nisa, vuol dire “Castello delle Donne“. Il castello,venne costruito su una rocca a picco su un burrone che dominava la vallata fino al fiume Salso. Eretto nel 1080 dai Normanni su un precedente edificio Arabo. Nel 1282 il castello sarà saccheggiato durante la guerra del Vespro e nello stesso anno Pietro d’Aragona nomina Bernardo de Sarrià castellano di Caltanissetta. Durante il periodo aragonese il castello raggiunse il massimo del suo prestigio, essendo stato scelto come sede di tre Parlamenti generali siciliani: nel 1295, quando vi si volse il convegno dei baroni di Sicilia; nel 1361, quando Federico III vi si rifugiò per sfuggire alla morsa dei baroni siciliani; nel 1378, quando, alla morte di Federico III, vi si riunirono i quattro Vicari per spartirsi il governo dell’Isola. Comprendeva tre torri, ma, in seguito ad un violento terremoto, nel 1567 il maniero crollò e oggi rimane, una parte della torre di difesa e del “maschio”, la zona centrale della fortezza ed un ponte di comunicazione.